articolo del "il tirreno"

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VIAREGGIO. La mattina, lavora ai fornelli del ristorante Barabba, in via Aurelia. Il pomeriggio, si aggira tra gli olivi della sua Bargecchia, in cerca degli scarti di corteccia giusti. Le curve, le linee, i nodi e gli intrecci di una radica d’olivo non sono tutti uguali. Alcuni nascondono un’immagine, che Domenico Farnocchia, chef di mattina e scultore di giorno, sa vedere. «Quando chiedo il permesso di prendere le radiche, i contadini mi guardano perplessi, ma mi lasciano fare. Loro le butterebbero via» - dice. La passione per la scultura nasce presto, con le visite al nonno, scultore e falegname della Valtellina. Ma è quando un vecchio mastro d’ascia viareggino gli regala la prima sgorbia, che Domenico Farnocchia, 46 anni, decide che la scultura nella radica è la sua strada. «La radica mi guida nel trovare il soggetto. Seguo sempre le linee naturali del legno - spiega - senza mai forzarle, così da trovare un compromesso tra il mio lavoro e quello della natura». E i risultati sono strabilianti. Una testa, un corpo, un’onda, un paesaggio, escono fuori dalla radica, mentre la osservi, lì dove prima non vedevi niente. «Ogni volta noti qualcosa di nuovo nella stessa scultura» - continua. L’opera più potente è anche quella che Domenico ha deciso di non esporre mai. Si chiama “Pensando alla guerra” ed è una scultura in radica ispirata alla Strage di Sant’Anna. Osservi il legno alla ricerca di qualcosa di riconoscibile. E quando meno te l’aspetti, vedi tutto. E’ un pugno allo stomaco. Nella stessa radice appaiono le case, gli alberi, le fiamme, la terra e i corpi, distesi, accanto, uno sopra l’altro. Senti il terrore e il grido assordante del vuoto che segue alla strage. Togli lo sguardo, e un attimo dopo non c’è più niente. La radica ha inghiottito tutto nel suo legno. L’opera uscirà di nuovo quando qualcuno sarà pronto a vederla. Le opere di Domenico Farnocchia sono visibili sul sito http://xoomer.virgilio.it/fadoarte. - Ilaria Lonigro